…riflessioni
sconclusionate in una giornata uggiosa...
La
casa, la mia casa, uso il termine mia perché ogni oggetto che c'è è
una parte di me, della mia storia, del mio essere oggi qui, in questi
spazi amati e conosciuti dove poter riflettere su ciò che la casa in
cui vivo è per me!
Oggi
mi hanno detto che vivo la mia casa come un museo...ma queste mura
sono per me tutt'altro che un museo aperto a tutti, con oggetti
appartenenti all'umanità...questa è la mia casa, dove ho scelto di
vivere e condividere il mio tempo con le persone che amo, dove ho
educato i miei figli e dove ho vissuto le gioie e le preoccupazioni
di moglie e di madre!
Ai
musei si paga un biglietto per entrare per qualche ora, si cammina in
punta di piedi per non disturbare chi ci è vicino, si parla
sottovoce, si ammira ciò che c'è e poi si torna verso la nostra
casa dove si entra come e quando si vuole, si portano scarpe,
ciabatte, pantofole, o addirittura possiamo camminarci scalzi, si
parla con il tono di voce che più ci aggrada, si urla, si canta, si
sussurra e si sposta e si modifica ciò che c'è a nostro piacimento.
La
casa in cui si vive è stracolma di vita, la chiave di volta del
nostro mondo emozionale, un ponte di collegamento tra noi e gli
arredi che ci sono, tra noi e le persone che amiamo, tra noi e il
bisogno di contornarci di cose che ci piacciono e che sono per noi
importanti e significative perché mediano e catalizzano l'immagine
che abbiamo nel nostro io più profondo del “luogo dove vivere,
dove lasciarsi andare, dove abbandonare schemi e maschere”
necessari per entrare in empatia con gli altri e assolvere ai ruoli
che la collettività ci ha assegnato.
In
questa casa io sento vivere la mia anima, il mio bisogno di
riconoscermi tra oggetti amati, scelti, progettati, studiati e
realizzati per poter star bene con me stessa e con gli altri. Ogni
oggetto ha una sua storia, un aroma solo a me conosciuto di vita
vissuta, di emozioni provate, di sentimenti condivisi.
In
un museo si va ad ammirare qualcosa a noi estraneo, a casa si usa ciò
che “amiamo usare” e ci accoccoliamo nel nostro rifugio
plasmato a nostra immagine per soddisfare bisogni e necessità, per
sentirci accogliere nel nostro “privato”, per trovare quella
serenità, quell'intimità, quella sicurezza che contribuiscono in
modo sinergico a farci sentire a nostro agio.
Amo
la mia casa, sto bene in questa casa perché è la coperta di cui il
mio corpo ha bisogno e se oggi io vivo qui è perché desidero stare
qui e non vorrei stare in un altro posto diverso da questo....
Chi
non ha casa è privo di radici...casa è luogo fisico, spazio di
esperienze, rete di rapporti e di relazioni significative e
importanti.
Quando
si lascia “una casa, la si lascia perché non ci offre più ciò di
cui necessitiamo e solo se ne troviamo un'altra “ possiamo riuscire
a vivere e a non sopravvivere!!!
Anna
Maria Ponziani