…riflessioni
sconclusionate a distanza di 40 anni…
40 anni fa, giovedì 16
marzo 1978, ero in treno per andare all’università degli studi di Firenze
completamente immersa nei miei pensieri.
Quel giorno avevo l’esame
alla Facoltà di Filosofia in Via Bolognese, di storia della filosofia, con il
professor Paolo Rossi. Quell’esame mi aveva dato del filo da torcere e non
vedevo l’ora di potermene liberare. Avevo con me i mei sudati schemi che
cercavano di rassicurarmi ...e la consapevolezza che qualsiasi voto mi sarebbe
andato bene pur di poter dire: fatto! Uno in meno!
Il treno era gremito di
studenti che, o si fermavano alla stazione di Pistoia, perché ancora studenti
della scuola secondaria, o a Firenze Rifredi se frequentavano qualche facoltà scientifica,
o a Santa Maria Novella, se come me erano studenti di facoltà umanistiche.
Ognuno di noi era in
compagnia dei suoi pensieri e viveva i suoi “anni di piombo” con un diffuso
malessere. Quando si andava in facoltà si respirava l’estremizzazione della
dialettica politica che, purtroppo, si tradusse in molteplici violenze di
piazza, nell’attuazione della lotta armata con gravissimi atti di terrorismo. (Strage
di Piazza Fontana a Milano, Strage di Piazza della Logga a Brescia, Strage dell’Italicus,
Strage della stazione di Bologna…). Si respirava aria di paura e sospetto…e la
società era sempre più divisa, si formavano gruppi di politica extraparlamentari
che vedevano proprio nell’uso della violenza la via idonea per poter
intervenire sullo stato sociale.
Avevo 22 anni, percepivo chiaramente il clima di insicurezza
e pericolo, perché non c’era giorno in cui non venivano compiuti anche piccoli
atti contro obiettivi minimi che destabilizzavano e determinavano stati d’animo
dominati dalla paura.
Arrivai a Firenze con l’ansia
di prendere al volo il tram che mi avrebbe portata in Piazza San Marco e da lì
il 25 che mi avrebbe lasciata al Pellegrino in Via Bolognese.
Il tratto che va dal
binario all’uscita della stazione diventò improvvisamente super affollato. La
paura si manifestava sui volti delle persone, la meraviglia, lo sconcerto, l’incredulità,
avevano preso il posto della “normale quotidianità”. La notizia dell’Agguato di
Via Fani, era arrivata! Lo sterminio della scorta di Moro era di dominio pubblico!
Sento ancora oggi, a 40 anni
di distanza quel buco nello stomaco che ti faceva sentire insicura in qualsiasi
luogo che non fosse “casa”… Io, e insieme a me tutti gli studenti che eravamo
da poco scesi dal treno…come dominati da un interiore imperativo categorico
decidemmo di riprendere il treno e tornare nella nostra piccola città di
Montecatini, ancora più impauriti e immersi nel sospetto di non sapere se, quel
vicino seduto accanto noi, era un ragazzo con i sogni e i progetti di vita
simili ai nostri, o se era entrato nelle trame di un’utopica politica che
vedeva nelle stragi e nel terrorismo la risposta a tutte le incongruenze alle
quali i politici non sapevano dare una risposta costruttiva e propositiva.
Il 1978 per me è da sempre
l’anno di Moro, lo spartiacque che segna il confine tra una politica di
confronto e una politica di terrore, perché il terrorismo costruito nelle
piazze stava soffocando la partecipazione democratica alla vita politica della
collettività.
Oggi, rivedo quegli anni,
risento le emozioni vissute…e mi domando cosa “realisticamente fare per aiutare
i nostri ragazzi a fare ciò che noi non siamo riusciti a fare”!
(da “Le Cianfrusaglie
Preziose” di AnnaMaria)