Nel gusto c'è la perfetta sintesi tra
soggetto ed oggetto, perchè l'esterno mondo viene addomesticato ai
nostri bisogni fino a diventare una cosa unica con il nostro essere.
La mente e il corpo collaborano in
maniera sinergica così che si assapora e si “centilla” il cibo
per gustarne tutto il sapore.
Non c'è niente che non sia passato
dalla bocca e il gusto attraverso la sapidità.
Nel boccone che dà letizia al palato
un'esperienza sinestetica che somma i cinque sensi e dà origine ad
un tutto armonico.
C'è un sapere condiviso nell'arte
culinaria in cui tutti i sensi diventano protagonisti.
Gustare un cibo gradito permette di
inebriarsi di profumi, farsi ammaliare dai colori, rimanere
affascinato dagli aromi, riscoprire i sapori, apprezzarne la
consistenza, esaltarne la croccantezza.
Nel mio cervello è sviluppata l'area
del sapore che mi incita ad assaggiare e poi gustare! Non esiste cibo
che non mi incuriosisca...
La necessità del cibo per la
sopravvivenza ha generato un piacere che si nutre di consapevolezza.
L'uomo può mangiare e può gustare.
Nel primo caso l'atto è quasi
meccanico e automatico, nel secondo assume i caratteri della
raffinatezza dell'intenditore, che nell'assaggio di un boccone con
silenziosa riflessione riesce a rintracciarne l'unione magica dei
singoli elementi che sapientemente miscelati danno origine ad un
prodotto nuovo.
C'è tradizione e cultura nell'arte del
saper mangiare, nell'assaporare e nel giudicare il prodotto
appositamente creato per nutrire e soddisfare il nostro gusto.
Mangiare con gusto è un'esperienza
“cognitiva” che nutre il palato e il cervello.
Il cibo va assaporato e gustato e non
solo mangiato e divorato!
E come afferma Kahlil Gibran:
...quando addentate una mela, ditele
nel vostro cuore:
“I tuoi semi vivranno nel mio corpo,
E i tuoi germogli futuri sbocceranno
nel mio cuore,
La loro fragranza sarà il mio respiro,
E insieme gioiremo in tutte le
stagioni.”
Buon appetito!
-AnnaMaria Ponziani-
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