Ci sono bisogni che
avvertiamo nei nostri labirinti mentali e sono solo nostri, incomprensibili
anche a coloro che affermano di amarci.
La vita la possiamo vivere
a due, con le persone care, i figli, gli amici, l’universo degli “altri”… ma
ognuno di noi continuamente si trova a confrontarsi con se stesso e con i suoi
sogni, desideri, aspettative.
E’ molto difficile
comprendere cosa ci fa “stare bene”, cosa ci permette di sentirci adeguati ed
in equilibrio con noi stessi e con coloro che condividono il nostro cammino.
Ci sono emozioni che
percepiamo nel profondo del nostro essere che molte volte non ci permettono di
sentirci compresi, realizzati o semplicemente apprezzati per quello che
facciamo o che ci aspettiamo.
La mia realtà di vita, non
necessariamente utilizza il paradigma di coloro che ci vogliono bene, e il loro
bene, come sicuramente il nostro bene, non risulta adeguato a quelle che sono
le nostre esigenze.
Tutti noi abbiamo
necessità di vederci “confermati e apprezzati come persone” perché è forse questo
che fa si che un rapporto diventi poi veramente significativo e appagante.
Non è mai un singolo
evento che porta alla crisi, ma una concomitanza di situazioni che si
protraggono nel tempo senza trovare soluzioni. Il disagio diventa percepibile
anche nella relazione e ci si sente impotenti, inadeguati, soli e purtroppo … non
sufficientemente amati.
Sono molteplici le forme
di amore: di coppia, di fratelli, di genitori/figli, di amici … e il lasciar
correre, l’aspettare, il rimandare non fa altro che far sedimentare il disagio
impoverendo l’espressività e il desiderio di confrontarsi, poiché si vengono a
delineare “temi” dai quali occorre rifuggire per non suscitare nell’altro
difese o giustificazioni che lasciano sempre la situazione invariata.
Il conflitto genera
disagio … ma il malessere è ancora più denso se si evita di parlare di ciò che
crea “il problema”.
Il disagio emerge sempre
quando uno vive di luce riflessa e deve sempre aspettare i tempi dell’altro, i
bisogni dell’altro, i timori o le aspettative altrui. E’ a quel punto che si
palesa la fatidica domanda:
“Ma io, per te cosa sono? Perché
non tieni presente che questa situazione mi fa stare male? Perché occorre
sempre rimandare e attendere i tempi tecnici altrui? Forse, io per te, non sono
così importante … forse non stai bene con me … forse quello che desidero io non
è ciò che desideri tu … forse il mio malessere scaturisce dal fatto che non mi
sento amato, compreso, desiderato, rispettato … e vedo che sempre dopo qualcun altro vengono prese in considerazione
le mie richieste …” E si potrebbe continuare all’infinito per fare esempi di
inadeguatezza, scontentezza, delusione.
E’ vero che non esiste una
realtà, ma “le interpretazioni che di questa diamo” …e lo facciamo a tutto
tondo, ma sempre partendo dal nostro sentire. Non c’è peggior cosa che non
tenere in debita considerazione “il sentire altrui”, e questo lo dico in primo
luogo proprio per me …
Forse non ho mai veramente
colto come l’altro vive il conflitto e cosa le passa per la testa quando io
ripropongo per l’ennesima volta la necessità di venire a capo del
problema..che, non è non parlandone che si risolve e che acquieta gli animi.
E’ proprio a quel punto
che al problema si viene a sostituire la relazione, il modo in cui io ti
comunico il mio disagio, e tu non lo comprendi … tu mi palesi il tuo, ed io a
mia volta, come se si giocasse una partita a tennis, non lo comprendo.
Come la vita
dell’individuo anche la vita di coppia, di diade, di gruppo ha la sua
evoluzione.
Per l’individuo è
importante la prospettiva temporale, legata a tappe, obiettivi da raggiungere,
un percorso da realizzare. Per la coppia, come per tutti i gruppi di pari e
non, è importante la progettualità
condivisa che porta ad un cammino psicologico di crescita che possa soddisfare
entrambi e che soprattutto li faccia sentire adeguati, compresi e…amati!
Si può risolvere veramente
il problema, la crisi, la conflittualità solo, e solo se, entrambi i
contendenti lo desiderano per loro stessi e per l’altro….
(da "le Riflessioni sconclusionate" di AnnaMaria)