In
Valdinievole il “buran”
si è
accoccolato scappando dall’ovest degli Urali
in attesa
di riprendere il suo asiatico viaggio.
Il
vento gelido,
penetra
in ogni fibra del corpo,
ci
ricorda che anche la vita è sintesi dell’inatteso
dell’inaspettato,
dell’imponderabile
che
pervade il cammino del singolo e dell’intera umanità.
Non
si agguanta il vento,
non
si imprigiona in un ambito ristretto,
lo
si sente ma non lo si vede se non attraverso
il
volteggiar dell’altrui esistenza.
E’
la precarietà del viver quotidiano
che
trova nel vento la sua metafora di vita.
Il
vento ha un respiro nostalgico
fatto
di assenze divenute presenze
inafferrabili
ed evanescenti.
C’è
lo scirocco, che con il suo caldo proveniente dall’est
trova
in Zante la madre patria,
per
confrontarsi con l’irruento vento del
nord,
la
tramontana, che spazza l’aria
e
strapazza gli arbusti.
Non
voglio la bufera
che
trasforma nelle viscere la vita,
ma il
sereno zefiro,
che
racconta il vivere dal finale lieto.
Aspetto
fiduciosa il maestrale,
annunciatore
del bel tempo
e della
timida primavera.
Nell’attesa,
eccomi,
sono
pronta a coprirmi e proteggermi
dal
gelo e accogliere quel bacio del vento,
che
accarezza i sogni e le malinconiche canzoni,
che
ricordano una folata di vita che vuole ancora danzare
nella
gioia di ritrovare un abbraccio amato.
(da
“Le Cianfrusaglie Preziose” di AnnaMaria)