Ho iniziato a scrivere con penna e calamaio
perché la mia “mitica” insegnante della prima e seconda elementare, Suor
Annamaria Rombai, era convinta che la mano andava addestrata a scrivere e la
precisione era fondamentale se volevamo far scaturire con chiarezza i nostri
pensieri. L’ordine della mano imponeva l’ordine alla mente!
Il foglio su cui si scriveva doveva essere lindo, non erano ammesse patacche di
inchiostro!
I banchi in cui noi bambini passavamo le nostre mattine a scuola erano quei
bachi di legno composti di sedia con la ribaltina e lo scrittoio in formica
verde con lo spazio per il calamaio. Non si andava a scuola se in cartella non
avevamo i pennini di ricambio e i fogli di carta assorbente per salvare “la
bella” da macchie di inchiostro e pasticcetti vari. Se la memoria non mi
inganna, ho usato per la prima volta la stilografica pelikan, quella nere e
verde scuro, solo in quinta elementare. La penna “bic” l’ho iniziata ad
utilizzare alle scuole medie, sicuramente più comoda e funzionale, ma la penna
stilografica è da sempre la penna del mio cuore, e non vi nascondo che nella
mia borsa c’è una lamy con pennino 1.5 comprata due anni fa.
Di penne stilografiche ne ho tantissime perché mio marito, conoscendo le mie
passioni me ne ha regalate di vari tipi, con pennini diversi e set per
calligrafia. Penne stilografiche preziose, come la mitica Montblan a stantuffo,
(regalatami proprio in un giorno come questo, per il mio onomastico), le
Waterman, le Parker e le Lamy di ultima generazione mi fanno compagnia nel mio
studio e puntualmente amo utilizzarle perché hanno pennini di dimensioni
diverse e sono funzionali per esercitarsi nei vari caratteri.
Sicuramente, ora che sono una pensionata, potrò esercitarmi e dilettarmi a
scrivere, carta e penna mi aiutano a riflettere, a concentrarmi, a far uscire
le ansie e i timori che popolano l’animo a causa degli affanni della
quotidianità. Amo tracciare sul foglio “riflessioni sconclusionate”, appunti,
poesie…perché mentre scrivo faccio chiarezza in me e l’ansia si placa e lo
stato d’animo da turbolento diventa pacato.
Come amo scrivere con la penna stilografica, amo leggere il cartaceo ed ogni
libro che mi passa tra le mani ha una traccia di me.
Nella pagina iniziale c’è il mio ex libris, la nottola di Minerva comodamente
appollaiata sui libri, e una frase del testo del libro, che ho ritenuta
significativa, trascritta il più delle volte, sotto la dedica prima dell’inizio
del capitolo.
Nei libri, per me importanti, quei libri che “mi hanno lasciato una parte di
sé” è facile trovarci un segnalibro o un fiore lasciato seccare tra le
pagine…come a volermi ricordare le emozioni emerse durante la lettura. Carta e
penna stilografica, libri e segnalibri hanno da sempre scandito il mio
procedere sia per accogliere me stessa, sia per saper apprezzare e valorizzare
al meglio tutto ciò che mi circonda.
Ogni museo visitato, ogni luogo “speciale” mi offriva e mi offre l’occasione
per comprare un segnalibro particolare che utilizzo e molte volte lascio nel
libro volutamente perché ci spruzzo un po’ del mio profumo preferito ( Ô de
Lancôme) perché le pagine se ne sazino e mi rimandino, quando le sfoglio, il
profumo gradito.
Oggi, oltre allo storico cartaceo abbiamo svariate versioni di lettori per
ebook che sicuramente sono funzionali e maneggevoli, occupano poco spazio e
possono contenere una grande quantità di libri, ma niente, dico niente, potrà
trasmettermi quelle sensazioni che provo quando ho tra le mani un libro
cartaceo.
Ecco che, il “kindle”, regalatomi anni fa da mio figlio, pur essendo uno
strumento validissimo, viene usato quando viaggio e il suo posto abituale è
nella mia borsa o nel mio zaino perché in pochissimo spazio ho ciò che amo
leggere a portata di mano, ma mai e poi mai, né il tablet, né il cellulare né
il kindle potranno sostituire l’odore delle pagine dei libri, né la possibilità
di scrivere ciò che ha colpito la mia fantasia.
Proprio stamattina, nel rimettere a posto alcuni romanzi che avevo prestato a
una cara amica, ho riavvertito a distanza di tanti anni quelle emozioni che
avevo provato quando, nel lontano 1989, una volta letto e gustato il romanzo
storico di Ken Follett, I Pilastri della terra” ne avevo parlato con mio
marito, ci eravamo confrontati su quanto quello splendido romanzo…ci aveva
donato di sé! Ecco che, il passato è divenuto presente e mi ha avvolta in un
tenero abbraccio.
Ho sempre amato leggere, anche se devo ammettere che mai riuscirò ad eguagliare
mio marito che spaziava dai gialli alla fantascienza, al romanzo storico, al
saggio, al triller e riusciva in pochissimo tempo con la sua “lettura a lepre”,
contro la mia “a tartaruga” ad essere sempre aggiornato sulle novità in
libreria.
Leggere e scrivere, due modi complementari per essere in compagnia di noi
stessi.
Credo che…saper gustare un buon libro, come saper scrivere “in modo leggibile”
anche per gli altri, siano un dono che ci rende UMANI!
Sono una pensionata…ancorata alla mia storia vissuta, amo il libro cartaceo,
che è sicuramente l mio preferito, ma quando la contingenza lo richieda so
apprezzare anche il digitale.
“Leggendo non cerchiamo idee nuove, ma pensieri già da noi pensati, che
acquistano sulla pagina un suggello di conferma. Ci colpiscono degli altri le
parole che risuonano in una zona già nostra – che già viviamo – e facendola
vibrare ci permettono di cogliere nuovi spunti dentro di noi”,
Cesare Pavese
(da “Le Cianfrusaglie” di AnnaMaria)