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mercoledì 22 aprile 2015

Il conflitto





Ci sono bisogni che avvertiamo nei nostri labirinti mentali e sono solo nostri, incomprensibili anche a coloro che affermano di amarci.
La vita la possiamo vivere a due, con le persone care, i figli, gli amici, l’universo degli “altri”… ma ognuno di noi continuamente si trova a confrontarsi con se stesso e con i suoi sogni, desideri, aspettative.
E’ molto difficile comprendere cosa ci fa “stare bene”, cosa ci permette di sentirci adeguati ed in equilibrio con noi stessi e con coloro che condividono il nostro cammino.
Ci sono emozioni che percepiamo nel profondo del nostro essere che molte volte non ci permettono di sentirci compresi, realizzati o semplicemente apprezzati per quello che facciamo o che ci aspettiamo.
La mia realtà di vita, non necessariamente utilizza il paradigma di coloro che ci vogliono bene, e il loro bene, come sicuramente il nostro bene, non risulta adeguato a quelle che sono le nostre esigenze.
Tutti noi abbiamo necessità di vederci “confermati e apprezzati come persone” perché è forse questo che fa si che un rapporto diventi poi veramente significativo e appagante.
Non è mai un singolo evento che porta alla crisi, ma una concomitanza di situazioni che si protraggono nel tempo senza trovare soluzioni. Il disagio diventa percepibile anche nella relazione e ci si sente impotenti, inadeguati, soli e purtroppo … non sufficientemente amati.
Sono molteplici le forme di amore: di coppia, di fratelli, di genitori/figli, di amici … e il lasciar correre, l’aspettare, il rimandare non fa altro che far sedimentare il disagio impoverendo l’espressività e il desiderio di confrontarsi, poiché si vengono a delineare “temi” dai quali occorre rifuggire per non suscitare nell’altro difese o giustificazioni che lasciano sempre la situazione invariata.
Il conflitto genera disagio … ma il malessere è ancora più denso se si evita di parlare di ciò che crea “il problema”.
Il disagio emerge sempre quando uno vive di luce riflessa e deve sempre aspettare i tempi dell’altro, i bisogni dell’altro, i timori o le aspettative altrui. E’ a quel punto che si palesa la fatidica domanda:
“Ma io, per te cosa sono? Perché non tieni presente che questa situazione mi fa stare male? Perché occorre sempre rimandare e attendere i tempi tecnici altrui? Forse, io per te, non sono così importante … forse non stai bene con me … forse quello che desidero io non è ciò che desideri tu … forse il mio malessere scaturisce dal fatto che non mi sento amato, compreso, desiderato, rispettato … e vedo che sempre dopo  qualcun altro vengono prese in considerazione le mie richieste …” E si potrebbe continuare all’infinito per fare esempi di inadeguatezza, scontentezza, delusione.
E’ vero che non esiste una realtà, ma “le interpretazioni che di questa diamo” …e lo facciamo a tutto tondo, ma sempre partendo dal nostro sentire. Non c’è peggior cosa che non tenere in debita considerazione “il sentire altrui”, e questo lo dico in primo luogo proprio per me …
Forse non ho mai veramente colto come l’altro vive il conflitto e cosa le passa per la testa quando io ripropongo per l’ennesima volta la necessità di venire a capo del problema..che, non è non parlandone che si risolve e che acquieta gli animi.
E’ proprio a quel punto che al problema si viene a sostituire la relazione, il modo in cui io ti comunico il mio disagio, e tu non lo comprendi … tu mi palesi il tuo, ed io a mia volta, come se si giocasse una partita a tennis, non lo comprendo.
Come la vita dell’individuo anche la vita di coppia, di diade, di gruppo ha la sua evoluzione.
Per l’individuo è importante la prospettiva temporale, legata a tappe, obiettivi da raggiungere, un percorso da realizzare. Per la coppia, come per tutti i gruppi di pari e non,  è importante la progettualità condivisa che porta ad un cammino psicologico di crescita che possa soddisfare entrambi e che soprattutto li faccia sentire adeguati, compresi e…amati!
Si può risolvere veramente il problema, la crisi, la conflittualità solo, e solo se, entrambi i contendenti lo desiderano per loro stessi e per l’altro….

(da "le Riflessioni sconclusionate" di AnnaMaria)

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