Ho iniziato a sognare, quando bambina
tenevo stretto ed aderente il lenzuolo fin sopra la fronte, ed ogni
rumore mi metteva in allarme lasciando vagare timoroso lo sguardo tra
le mura della mia buia cameretta.
Fuori il vento sibilava e i tuoni si
rincorrevano alla ricerca delle saette.
I pensieri restavano saldamente
ancorati a un'impressione aleatoria che dominava incontrastata
l'attimo presente, così che per sfuggire a quell'ansia che
attanaglia la gola era auspicabile ricercare emozioni e sentimenti
gratificanti che fornissero una calda coperta protettiva in cui
crogiolarsi e affidarsi.
Ho imparato a sognare su i banchi di
scuola, quando la maestra con la sua gracchiante voce parlava,
parlava, parlava...ma niente a me diceva, il suo gesticolare mi era
indifferente, il suo sguardo sfuggente... e accoglieva con il sorriso
sulle labbra solo i commenti di coloro che la gratificavano con un
cenno del capo o con uno sguardo attivo, lasciando liberi di se
stessi tutti gli altri bambini che non si immergevano nelle sue
parole e fantasticavano protetti dalle loro menti.
Ho ricercato il mio sogno per sfuggire
al dolore quotidiano che le preoccupazioni nutrivano a dismisura,
quando la malattia devastava il corpo e la mente dell'uomo che amavi,
e tu ti rifugiavi nella preghiera per sconfiggere il cancro e credere
con tutta te stessa in un miracolo , che tale non si è poi
manifestato e ti ha lasciato sconfitta e delusa anche da quella
mistica preghiera in cui disperata mi rifugiavo.
Mi sono proiettata in un sogno di vita,
interrotta e subita.
Rincorro ancora oggi quel sogno
innocente che chiede di vivere le briciole del quotidiano tra persone
che ami, che ti accolgono con uno sguardo d'amore e ti fanno capire
che è te che da tempo aspettavano, che ti vengono incontro felici di
esserci e poter in età adulta condividere un sogno che li faccia
sentire protagonisti di una fiaba di vita vissuta, perchè fortemente
amata.
Non voglio smettere di rincorrere quel
sogno sbarazzino che è germogliato da note stonate, da momenti di
tristezza, da paura di solitudine.
Quel sogno, germogliato nella landa
assolata, è stato nutrito e per anni vissuto, incarnato, incanalato
nel procedere quotidiano...poi è scomparso, dimenticato da un oblio
necessario per poter elaborare un lutto...ma come i tizzoni nascosti
dalla calda cenere, e soffocati da ciò che è stato, ha ripreso a
pulsare, a vivere di vita propria, e da una piccola scintilla ha
attaccato il ramoscello abbandonato, inconsapevolmente dimenticato,
per poter continuare a vivere e scaldare quelle fredde e buie sere in
cui il vento passa da ogni fessura della casa e raggela l'animo e il
corpo.
Il sogno bambino è diventato adulto, è
cresciuto e si è responsabilizzato, ha preso coscienza, e dalla
consapevolezza di ciò di cui l'animo umano necessita ha ripreso
forza e vigore così che sta progettando una sua nuova vita tra le
briciole così importanti e significative del suo quotidiano...
-AnnaMaria Ponziani-
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