In
Valdinievole le temperature si sono abbassate, il vento scuote i rami degli
ulivi che si stanno preparando alla fioritura primaverili e il profumo della
primavera, oggi ha preso una pausa.
Vado in
giardino, osservo la mia amata Valdinievole e scruto l’autostrada quasi
completamente vuota, il Monte Serra ci guarda dalla sua magnificenza, e
Montecarlo di Lucca si lascia ammirare all’orizzonte in direzione mare. Lo
sguardo ammira Montecatini Alto, e si poggia sulla torre di Serravalle, il mio
amato Padule non lascia intravedere ristagni di acqua.
E’ la mia
Valle, quella valle che mi ha cullato bambina, accolta come giovane sposa…e ora
mi protegge come nonna.
Mi sento
fortunata, svolgo la didattica a distanza da casa, ricevo il mio stipendio il
23 del mese, abito sul colle che porta a Monsummano Alto, ho un giardino dove
accudire le mie piante e spazi di terreno delimitati da ulivi dove la natura,
lasciata libera di espandersi, mi sta offrendo ortica per fare risotti,
borragine per zuppe e…alberi da frutto che stanno per fiorire.
Non devo
stare relegata in casa, posso uscire nello spazio verde che mi circonda senza
infrangere alcun divieto.
I miei figli
non abitano con me, ma li sento vicinissimi perché puntualmente mi chiamano e
mi sommergono di quelle tenere raccomandazioni che abitualmente noi genitori
rivolgiamo ai figli.
Si sono
invertiti i ruoli.
Sono i
figli, i generi e le nuore che si prendono cura di noi!
Mio figlio, Daniele
Cecchi, mi chiama sul cellulare, e tra un discorso e l’altro cerca di scrutare
nelle mie pause e nel tono della mia voce se quanto gli dico corrisponde a
verità. Conclude sempre le sue chiamate con:
-”Mamma, mi
raccomando, fai la brava e non uscire…la spesa te la facciamo noi. Mandami la
lista di ciò che hai bisogno. Hai capito? Non fare la testona e abbi cura di
te!”
Stamani mia
nuora, Jane Oliphant, è uscita a fare la spesa…alle 12.30 mi ha chiamato al
telefono e mi ha detto:
_”Suocera,
apri il cancello che ti lascio la spesa. L’ho fatta per me e per te!” (tenera e
dolce come lei, donna pragmatica scozzese, sa fare...).
Dopo poco
squilla il cellulare, è la mia Pandora, mia figlia Silvia Cecchi che appena
uscita dalla farmacia mi avvisa che mi porterà lei i farmaci che mi servono.
Venerdì dovrà andare a consegnare le ricette a Pistoia e si fermerà a
Monsummano per lasciarmi ciò di cui ho bisogno…in lontananza sento la voce di
mio genero Francesco Ferradini che sussurra:
-“Dille di
stare in casa, di non uscire che le portiamo noi ciò che le serve”
Che dire?
Grazie,
grazie per esserci!
Vi prendete
cura di me, e date vita a quella tenera attenzione che ci fa sentire vicini
anche se sono più di quindici giorni che non pranziamo insieme…grazie di
esistere e di essere presenti affettivamente nella mia esistenza.
Ognuno di
noi ha bisogno di legami, di affetti, di attenzioni…di quella tenera
condivisione di emozioni, sentimenti, ragionamenti che fanno sì che ci sentiamo
una particella di un tutto che, pur nella sua limitatezza e finitudine,
partecipa al grande progetto di vita vissuta.
Intorno a me
c’è silenzio, un silenzio che parla di attività lavorative sospese, di traffico
inesistente…si sente il cinguettio degli uccelli che si sono rifugiati sui rami
dei cipressi secolari della chiesetta di San Vito, i due galletti marzuoli
attirano il mio sguardo sul vecchio noce e i merli cercano nel prato da poco
rasato qualche seme per arricchire il loro pasto.
E’ il tempo
trascorso in famiglia tra le mura di casa nei giorni in cui occorre stare
isolati fisicamente, ma abbracciati con tenerezza a quei rapporti che si
nutrono di gesti di amore quotidiani del vivere.
Rivalutate
il tempo vissuto in questo periodo, vi farà scoprire aspetti che fino ad ieri
non avevamo considerato, relazioni di “sentimenti profondi” che vanno al di là
delle difficoltà incontrate nell’attimo presente.
Che
l’esperienza drammatica che tutti noi stiamo vivendo, sia lievito madre per
rivitalizzare e nutrire la nostra umanità di uomini e donne che si scoprono
assetati di tenerezza!
(da “Le
Cianfrusaglie” di AnnaMaria)
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