E’ strano di come le vacanze Natale abbiano la
capacità di portare i pensieri a ricordare il tempo passato. Basta un odore, un
sapore, un colore per risvegliare improvvisamente nei meandri della memoria il
tempo amato che fu… Ho lasciato che i miei pensieri vagassero liberi pur stando
ferma sul divano del mio studio così che mi sono ritrovata giovane ragazza
innamorata, poi nel lontano, ma poi non tanto, 1979 giovane sposa e giovane
madre visto che il 15 dicembre Daniele era arrivato ad allietare i nostri
giorni facendoci esercitare, anche se giovanissimi, il mestiere di padre e di
madre. Riesco ancora a vedere la mia grande cucina, con l’albero di Natale che
troneggiava in un angolo, custode dei pacchi colorati che nella serata
sarebbero stati distribuiti come doni di babbo Natale. Sulla vecchia cassapanca
di famiglia, posta nell’ingresso, il presepe sapientemente allestito da
Giuseppe con molta cura e precisione, sfruttando al meglio le capacità sia
tecniche che pratiche che mio marito aveva. Mi rivedo insieme a lui a cercare
la “borraccina” che volevo “polposa e fresca”, le frasche di quercia che servivano per
costruire l’ingresso della grotta della natività, e a preparare tutto ciò che
sarebbe servito l’8 dicembre per fare l’albero e la capannella. Rivedo la nuova
casa in cui siamo andati ad abitare nel 1984, i presepi che si sono avvicendati
nel tempo che, anche se diversi ogni anno, hanno mantenuto le stesse care e
vecchie statuine che avevano segnato lo scandire degli anni nell’infanzia,
nell’adolescenza, nella gioventù e nella maturità. Gesù Bambino veniva posto
nella mangiatoia solo dopo la mezzanotte, e i re magi comparivano magicamente
la notte dell’Epifania, quando quell’arzilla vecchietta toscana scorazzava su i
tetti e si appropriava dei camini per lasciare attaccate alla trave della
cucina, le calze ricche di golosità per i bambini. Il pensiero corre anche a un
pannello appositamente da me ricamato a punto in croce per abbellire la trave
della cappa e contribuire a far festa e a dare gioia. Nel 1985 un’altra
componente della famiglia Cecchi ha segnato il Natale, Silviotta, la piccolina
di casa che insieme a Daniele amava aprire il calendario dell’avvento gustando
per ogni finestrella il cioccolatino appositamente lì posto. Gli anni sono
trascorsi, gli abeti, tutti rigorosamente acquistati e poi piantati sono
seccati, gli addobbi si sono a poco a poco aggiornati sostituendo i festoni
argentati iniziali con fili rossi e pupazzi di carta pesta…
Oggi sono nonna e pur sentendo dentro di me ancora
molto vivo lo spirito natalizio, vivo queste giornate con un occhio diverso.
Non ho più fatto il grande albero nel soggiorno da 6 anni, ne ho posto uno
piccolissimo in cucina vicino al televisore che il mio futuro genero mi ha
donato negli anni passati, ho costruito un piccolissimo presepe in terra cotta
sulla mia cara cassapanca perché non ci sono più né Giuseppe ( l’uomo che ho
amato più della mia vita,marito e padre dei miei figli) né “tato” Gigi (il
cugino amato da me come un fratello) ed è forse per questo che ho sentito il
bisogno di modificare anche l’aspetto esteriore del Natale. Sono molto legata
alle tradizioni, ai canti, ai suoni, ai sapori, ma quello che veramente fa
Natale è stare con le persone che si ama, godere della gioia che sprizzano i
loro occhi quando scartano il dono per loro appositamente cercato, sentire
quell’abbraccio carico di amore che scalda lo spirito e allieta la ragione. Nei
giorni di festa c'è desiderio di casa, voglia di famiglia, di sguardi che si
incontrano e di braccia che accolgono… e se le braccia oggi non sono più
fisicamente presenti, c’è il ricordo che ancora sento che scalda l’animo e
ravviva la mente, grati di quello che negli anni passati ci è stato donato e
fiduciosi che possano esserci, anche se Natali diversi, degni di essere vissuti
sempre con amore e affettività viva!
-AnnaMaria Ponziani-
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