Insegno dal 1980, amo moltissimo il mio lavoro, e faccio ciò
che mi piace fare! Sono una donna fortunata perché per me lavoro è
soddisfazione, realizzazione, curiosità, appagamento, meraviglia…
Cosa vuol dire insegnare?
Molte volte me lo sono chiesta e la risposta più vera che
sono riuscita a darmi è che questo lavoro mi consente di essere “ io stessa lo
strumento su cui poter lavorare per giungere ai ragazzi, per stimolarli,
aiutarli a far emergere tutto ciò che è addormentato in loro e che necessita di
essere sollecitato per emergere e far sì che proprio le capacità che ognuno di
noi ha possano essere la motivazione interiore per migliorarsi ed essere
soddisfatti e appagati di quello che siamo!”
Non esiste una lezione uguale all’altra, ogni ora che si
entra in classe si è in compagnia di noi stessi, e quello che sappiamo, la
disciplina che insegnamo, il metodo per apprendere e rendere le conoscenze un
apprendimento significativo…sono solo tanti mezzi per conseguire un fine:
essere soddisfatti di noi stessi, stare bene con gli altri e meravigliarci di
quello che possiamo fare e di quanto possiamo ricevere nel momento in cui
stabiliamo una “vera relazione educativa”!
L’insegnante che spiega filosofia, italiano o matematica,
spiegando non fa altro che dare se stessa, non come un bel libro stampato,
sempre identico a sé, ma un essere vivo
con la sua visione del mondo, i suoi valori etici e morali, la sua cultura, la
sua voglia di vivere.
Ciò che l’insegnante veicola maggiormente con la sua persona
è l’approccio alla materia dell’apprendimento, come io mi pongo di fronte ad
essa e come agisco: in una parola il metodo e contemporaneamente “me stessa”!
Non esistono formule magiche, né tecniche particolari per insegnare, occorre solo instaurare un rapporto chiaro, diretto, significativo, occorre in poche parole che l’insegnante agisca in prima persona, si modifichi a seconda del gruppo classe che ha dinanzi, si modelli su i suoi alunni e a poco a poco riesca a guidarli, invogliarli, incuriosirli per farli innamorare della disciplina che insegna.
Non esistono formule magiche, né tecniche particolari per insegnare, occorre solo instaurare un rapporto chiaro, diretto, significativo, occorre in poche parole che l’insegnante agisca in prima persona, si modifichi a seconda del gruppo classe che ha dinanzi, si modelli su i suoi alunni e a poco a poco riesca a guidarli, invogliarli, incuriosirli per farli innamorare della disciplina che insegna.
Nella mia carriera di insegnante ho fatto lezioni di
italiano, storia, geografia, filosofia, pedagogia, sociologia, antropologia,
psicologia…e indipendentemente dall’argomento che si tratta, occorre credere in
quello che si dice, amare quello che si studia, non perdere mai la voglia di
rinnovarsi di scoprirsi, di aggiornarsi, perché i veri insegnanti dei
professori sono gli alunni, quegli alunni che riesci a portare per mano e
passano dal 4 al 6, quegli alunni che sono convinti di non riuscire e che
invece hanno mille potenzialità in sé e un giorno si decidono a farle emergere,
quegli alunni che a poco a poco si rendono conto di non essere dei “falliti” ma
possono dare tanto a se stessi e agli altri, quegli alunni che si laureano con
110 e lode e alle superiori pensavano di non farcela.
E’ incredibile di come le vittorie dei propri alunni
arricchiscano e ci rendano forti, come uno scoglio superato diventi stimolo per
continuare a credere che in ogni ragazzo c’è un mondo bellissimo che chiede
solo di emergere ma che ha bisogno di poter trovare la strada per poterlo fare.
Amo il mio lavoro, non ho classi in cui non mi trovo bene e
non mi stanco mai di afferrare la mano di chi può darmi qualcosa di sé. Il mio
motto è sempre stato:
“Non chiedere mai agli altri ciò che non sei in grado di
chiedere a te stessa”.
Quindi fare l’insegnante vuol dire essere continuamente
chiamato e ri-chiamato ad esprimere se stesso, la propria libertà, il proprio
sapere. Cercare e ricercare, senza mai stancarsi, un metodo efficace; ad essere
attento e vigile sulla realtà di chi ci sta di fronte, perché se la mia umanità
non tiene conto dell’altro che ho di fronte, la traditio (cioè la consegna
tramite interazione) non è possibile. Solo l’umano veicola il sapere. Se io
sono l’insegnante, io ho la responsabilità di chi mi sta dinanzi, e le
insufficienze dei miei alunni, sono le mie incapacità a far essere chiaro ciò
che per loro chiaro non è!
Il bravo insegnante è per me colui/e che dice cose
complicatissime con un linguaggio semplice, semplice…
Non so se sono riuscita a spiegare perché amo
tantissimo insegnare…-AnnaMaria Ponziani-
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