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venerdì 28 febbraio 2020

Padule...amato



Ci sono poeti che parlano con immagini,
si nutrono di riflessi di luce, si dissetano
con spazi misteriosi del nostro amato Padule!
Gli occhi si saziano di tenui tramonti,
la realtà dell’immagine,
superiore all’immaginazione,
ci trasporta in spazi misteriosi
che non svelano il loro essere,
perché frutto di sogni di vita
abbracciati in una silenziosa
sintesi di paesaggi incontaminati.
E’ la poesia di immagini che nel suo caleidoscopio
ci alimenta come una tenera madre
per farci sentire figli amati
del suo ventre protettivo.

(da “Le Cianfrusaglie” di AnnaMaria)




mercoledì 26 febbraio 2020

...riflessioni sconclusionate sul corona virus





Ho 63 anni e non mi sono mai trovata a fronteggiare situazioni come quella che il corona virus ha determinato qui in Italia in questi ultimi giorni.

In me rivivo le immagini che erano state evocate dalla peste narrata dal Boccaccio e dal Manzoni, l’epidemia di Londra di Defoe, la peste di Camus o i film di fantascienza che narrano di batteri creati in laboratorio che, per scherzo del destino, sfuggono al controllo del loro creatore umano. Rimango molto perplessa davanti ai banchi dei supermercati completamente vuoti, le piazze desolate, le paure irrazionali che prendono il sopravvento e determinano comportamenti, che a cose normali sarebbero incomprensibili.

Il genere umano ha archetipiche paure, che sollecitate da ricordi, provenienti dai libri di scuola, scatenano comportamenti che nella loro follia hanno una segreta e inconfessabile razionalità.

Come gli illuministi ci siamo illusi di dominare le paure con la ragione, oppure confidare in una scienza sicura e protettiva come quella dei positivisti…ma, dinanzi all’evolversi di un’epidemia, ci ritroviamo a rivivere le stesse identiche paure che grandi narratori hanno descritto con minuziosa lucidità.

Oggi si para di Covid-19, e la collettività si organizza per autoproteggersi, così che è l’italiano, che oggi viene guardato dagli altri stati europei con sospetto, ad essere guardato come noi abbiamo guardato gli extracomunitari che sbarcavano in Italia. Oggi si temono “i lombardi, i veneti, i toscani”…che hanno usurpato il posto a coloro che gli italiani del nord definivano “terroni”!

Cosa è cambiato nel nostro inconscio collettivo?

Nulla di nulla!

Viviamo le stesse ansie e paure vissute nel 1300, isoliamo i pazienti affetti da sintomi mettendoli in quarantena con gli stessi timori, ansie e sospetti di coloro che si trovavano vicini ai “lazzeretti”.

Il corona virus ha ridato vita a quell’enorme groviglio irrazionale di paure che da sempre albergano in noi…e che oggi hanno sentito l’esigenza di manifestarsi.

Come nella peste di Camus si lucra “sui disinfettanti, si pensa a una punizione divina, si fa incetta di cibo”: Non si può fuggire via!

Occorre convivere con le nostre paure, esorcizzarle e combatterle con l’aiuto della scienza, della maturità…e come sempre diceva la mia zia Lola, usando, senza mai stancarsi, il buon senso!


 “Il microbo è cosa naturale, Il resto, la salute, l’integrità, la purezza, se lei vuole, sono un effetto della volontà e d’una volontà che non si deve mai fermare. L’uomo onesto, colui che non infetta quasi nessuno, è colui che ha distrazioni il meno possibile.”

“…lui sapeva quello che ignorava la folla e che si può leggere nei libri, ossia che il bacillo della peste non muore né scompare mai, che può restare per decine di anni addormentato nei mobili e nella biancheria, che aspetta pazientemente nelle camere, nelle cantine, nelle valige, nei fazzoletti, e nelle cartacce e che forse verrebbe giorno in cui, sventura e insegnamento degli uomini, la peste avrebbe svegliato i suoi sorci per mandarli a morire in una città felice.”


(da “Le Cianfrusaglie” di AnnaMaria)