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giovedì 31 dicembre 2020

…Riflessioni sconclusionate agli sgoccioli del 2020

 



 Cosa ci ha insegnato questo anno?

Questo anno che tra poche ore ci lascerà, sarò un anno ricordato nei libri di storia e noi, che se ne sia consapevoli o no, ne facciamo parte come protagonisti. 

Ci siamo ritrovati a vivere condizioni alle quali non eravamo preparati. Non siamo i primi e non saremo gli ultimi a dover fronteggiare situazioni inaspettate e non progammate.

Chi ha vissuto la peste narrata mirabilmente dal Boccaccio e dal Manzoni, erano preparati?

Erano preparati i ragazzi del’99 ad andare in guerra?

Sapevano come fronteggiare l’influenza asiatica i nostri nonni?

No, nessuno è preparato a tener testa a problematiche non preventivate, ipotizzate, programmate. Ci è stato imposto il distanziamento sociale per poter fronteggiare la nostra fragilità, abbiamo perso il controllo delle nostre consolidate certezze ma non ci siamo bloccati, abbiamo attinto, ognuno di noi, alle capacità sopite che albergavano nel nostro essere e che neppure sospettavamo di possedere. Abbiamo dovuto reinventarci! Noi insegnanti abbiamo imparato a comunicare in modalità on line con i nostri alunni e i nostri colleghi, abbiamo sollecitato la nostra creatività e nuove modalità hanno preso campo facendoci prendere cura degli altri con una telefonata, un messaggio, una videochiamata. Nuove modalità hanno sostituito i baci e gli abbracci, dati forse come scontati, ma che scontati non sono e non lo sono mai stati! L’abbraccio, il bacio, le carezze…forme comunicative che da sempre hanno fatto parte della nostra cultura perchè gettano un ponte di collegamento tra gli individui.

Oggi, ci viene chiesto il distanziamento, e abbiamo dovuto “riprogrammarci per non perdere la nostra umanità” e proteggerci l’un l’altro. Si comunica con gli occhi, con la voce, con i gesti..e gli incontri sono diventati tutti virtuali perché l’altro potrebbe essere colui/ei che ci fa “mancare il respiro” e il respiro è vita. Ci concentriamo sul presente ma dobbiamo riprendere a progettare il futuro.

Nessuno vince da solo!

Forse stiamo ancora percorrendo la salita, ma dopo, voglio sperare non dimenticheremo quanto passato nel momento in cui potremo godere “della discesa”.

“Niente se ne va prima di averci insegnato ciò che dobbiamo imparare”

 

(da “Le Cianfrusaglie” di AnnaMaria)

31 dicembre 2020

 


"31 dicembre 2020"

31 dicembre 2020…l’anno si conclude,

anche questo è passato come tutti gli altri.

Sono tanti i ricordi degli anni archiviati,

tasselli di vita del puzzle presente.

Dalla finestra immergo lo sguardo sulla vallata,

avvolta stamani nel suo manto di nebbia,

intravedo solo persone, fatti, avvenimenti

che hanno accompagnato il mio traballante procedere.

Gli anni sono trascorsi con i loro fardelli di dolori,

con le gioie inaspettate, con la pragmatica attività lavorativa.

Giudichi ciò che è stato dall’amore che ti ha nutrito,

il labirinto dei ricordi ti immerge in un fiume di emozioni

che anche se vuoi allontanarle ti sommergono

e ti trascinano agli scogli della vita

che hai dovuto affrontare, arginare, scansare

o semplicemente imparare a conviverci.

Oggi è giorno di bilanci: sconfitte dolorose,

perdite inaspettate, vittorie sofferte e gioie

neppure immaginate!

Ogni tappa vissuta, nel bene o nel male è parte di noi,

un tassello di linfa vitale del nostro tutto!

Due gazze si rincorrono e volteggiano gioiose

sui rami del vecchio noce,

il sorriso si riappropria del mio volto,

è un buon auspicio, la vita con la sua linfa

va vissuta in ogni suo giorno!

 

(da “Le Cianfrusaglie Preziose” di Anna Maria)

Auguri per il 2021

 


Nelle vacanze di questo Natale ti riapproprierai della tua storia, di ciò che ami fare e non hai mai tempo di fare.
Nel dolce tepore della cucina amata leggerai l’ultimo romanzo regalato, guarderai il film natalizio accoccolata sul divano, cucinerai incurante del tempo che occorre, farai le tue riflessioni sconclusionate, potrai oziare accompagnata nei labirinti del tuo pensiero dalla musica amata, canticchierai i brani natalizi storpiando l’inglese e annaffierai con nutrienti la speranza… che il nuovo anno sia un anno sereno e in salute.
Il 21 è un numero che da sempre è stato importante nella mia vita, lo sarà anche in questo anno che ha bisogno dell’impegno di ognuno di noi!
Ciao 2020, ci hai messo a dura prova…ti apro la porta perché tu vada via e…aspetto l’ingresso nel mio mondo del 2021, nutrendo la speranza che sia sereno e in salute per tutti noi! 
 
(da “Le Cianfrusaglie” di AnnaMaria)

martedì 29 dicembre 2020

...S. Stefano dalla mia finestra di casa


 

...riflessioni sconclusionate dalla finestra della mia cucina...
 
Dalla finestra di cucina si vedono le fronde degli ulivi ondeggiare facendo cadere le ultime solitarie olive
che ancora non si decidono a lasciare il ramo, vogliono offrire un pasto agli storni che volteggiano ubriachi di gioiosa vita sopra i centenari cipressi.
Hanno annunciato che le temperature scenderanno e sono previste nevicate sui monti che osservano la Valdinievole.
Come ogni Santo Stefano mi ritrovo nel caldo tepore della mia cucina e ripenso al Natale appena trascorso, l’animo è appagato ma è affiancato dalla delusione per la “grande festa”, che impegna pensieri ed emozioni per essere preparata al meglio, che già è stata celebrata e tornerà solo tra un anno.
Ci sono ancora giorni di festa che ci aspettano, vacanze per studenti e professori, preparativi per lasciare andare in archivio l’anno appena trascorso e il desiderio di “voler sperare con tutte le nostre forze” che i giorni che verranno saranno sicuramente migliori. Tutti noi ci auguriamo che il “vaccino per il Covid” funzioni, che la scuola riesca a ripartire in presenza, che le attività lavorative possano rialzare la testa per garantire “il pane quotidiano” ai loro gestori.
La vita ci impone di metterci in discussione, di riaggiornare il nostro business plan per rivedere contenuti e caratteristiche salienti dei nostri progetti per il domani. Ci sono nuovi bisogni e inaspettate modalità per soddisfarli, per questo è opportuno rivedere le priorità della nostra vita, senza dare per scontate quelle quotidianità, che forse ci pesavano, e delle quali oggi sentiamo la mancanza.
Che il calore della famiglia e della casa scaldi tutti noi e ci aiuti a trovare quello che “cerchiamo per noi stessi e per le persone che amiamo” consapevoli che non si può scegliere la strada più sicura…ci sono situazioni in cui è necessario “rischiare in prima persona e mettersi in gioco” e non seguire la via della ragione ma…quella del cuore!
(da “Le Cianfrusaglie Preziose” di AnnaMaria)

...Pane con l'olio...

 


…riflessioni sconclusionate tra i fornelli della mia cucina…
In questi giorni, chi come me ama cucinare passa molte ore in cucina, una tra le stanze della mia casa che più amo.
Mi è sempre piaciuto stare in cucina perché è in cucina che si comunica, ci si abbraccia, si percepiscono aromi, si affina l’odorato e si potenzia il gusto.
I nostri sensi sono l’immagine vera di noi stessi, si ancorano in noi e scrivono la nostra storia di figli e di madri.
La mia zia Lola ra solita dirmi: “fancilla, tu mangi con gli occhi perché i tuoi occhi esprimono il piacere di ciò che assapori” (la zia Lola era di Lamporecchio e lì si usava chiamare fancilla le bambine un po’ sbarazzine..ed io, lo ero!).
Se chiudo gli occhi e torno bambina, risento il profumo del pane di coppia (il pane da due chili) appena sfornato e mi rivedo bambina con la mia gonna scozzese, il maglioncino rosso, le due trecce “scarduffate”, pronta ad osservare i gesti rituali che la zia faceva al momento della merenda. I suoi gesti erano talmente consequenziali che potevo anticiparli senza sbagliare. La cucina era piccola, ma era viva! In inverno, la stufa a legna, accesa fin dal primo mattino, scandiva le tappe della quotidianità che era legata al prendersi cura degli altri, anche attraverso la preparazione del cibo. Ecco che, nella mia memoria si succedono le immagini di zia Lola, strafelice che la sua “piccinaccola potesse trascorrere giorni di spensierata infanzia da lei”. Ecco che per preparare la “fettunta…o fetta unta” occorreva:
1- lavarsi le mani,
2- accostarsi il pane al petto,
3- con l’aiuto di un coltello bel affilato tagliare una lunga fetta,
4- appoggiare la fetta su piatto bianco orlato da una greca dorata,
5- aprire il forno della stufa a legna, collocarci il pane,
6- controllare la quantità della legna che stava bruciando,
7- una volta che il pane era abbrustolito occorreva rimetterlo sul piatto e cospargerlo di abbondante olio di oliva ancora profumato di frangitura,
8- una spruzzatina di sale e…voilà, la merenda era pronta!
In quella semplice fetta di pane c’era tutto l’amore di mia zia che con occhi benevoli mi guardava mangiare. I suoi occhiali per ricamare venivano messi sul naso, in modo da poter vedere bene da vicino, e se lo sguardo si spostava dal lavoro a me…mi fissava al di sopra dell’occhiale mettendo bene a fuoco l’immagine. Il sorriso, appena accennato, appariva sul suo viso e lì rimaneva a lungo…fino a quando non si rialzava, sbucciava un mandarino e ne gettava le bucce nella stufa per far uscire tutto l’aroma degli olii essenziali per inondare di questi la cucina.
“L’odore di mandarino, di arancia, di buccia di mela... resta nell’aria e…fa Natale, intimità di affetti, momenti preziosi che ti abbracciano quando con il pensiero hai bisogno di ritrovare quella tenerezza che ti ha aiutata ad essere oggi quello che sei”.
Le mie vacanze scolastiche di Natale erano vissute a Lamporecchio e…in cucina, in quella cucina dove ho imparato ad amare e cucinare, e a “ragionare con me stessa, con l’Anna e la Maria”!
Amo cucinare, sperimentare, inventare o semplicemente assemblare ingredienti per dar vita a cibi che nutrono il corpo e…l’anima!
Cucinare con amore aiuta a “meditare, mettere a nudo noi stessi”.
Tutti i nostri sensi sono attivi: gli occhi vedono il singolo ingrediente ma anticipano quello che contribuirà a creare, l’odorato scopre aromi e profumi, il gusto ci indica tutti quei sapori che ci ricordano emozioni, situazioni, affetti, abbracci sintesi di vita vissuta.
Cucinare con amore equivale a meditare!
La preparazione del cibo da gustare non è un insieme di gesti meccanici, è un esercizio di controllo che richiede procedure precise, dosi equilibrate che rispettino le specificità dei singoli elementi, tempi, pause ben calibrati tra loro perché l’insieme di questi guida le percezioni sensoriali di chi cucina. Ogni fase della preparazione attiva di un pasto invita ad essere attenti alle risposte del nostro corpo che, se ascoltate e osservate, ci indicano tanto di noi stessi perché “in ogni azione compiuta noi siamo lì, con le nostre aspettative, desideri, sogni e obiettivi da raggiungere”.
Tatto, vista, olfatto, gusto, udito si ritrovano uniti in “quella fetta di pane casalingo che ha il sapore dell’infanzia…scricchiola nella sua croccantezza di pane ancora caldo e da poco sfornato, odora di farina cotta, si riappropria del sapore di un sorriso e di un abbraccio che ti ha permesso di crescere affidandoti a quelle braccia che ti aiutavano a rialzarti quando cadevi, che ti accarezzavano la testa quando piangevi, che ti consolavano con gli occhi indulgenti per darti tutta quella sicurezza che ti serviva per essere padre e madre di te stessa… quando sei diventata adulta”!
(da “Le cianfrusaglie Preziose” di AnnaMaria)