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mercoledì 8 dicembre 2021

Avvento di ricordi

 


Nei giorni dell’Avvento occorre confrontarsi con la malinconia

che fa capolino quando e come vuole senza preavvisi

Il passato diventa attimo presente

diverso da come è stato e da come vorresti che fosse!

L’animo è come la tavolozza di un pittore impressionista.

Si colorano i giorni di profumi, melodie, sapori, armonie

di frammenti di emozioni che ti hanno coinvolta

e che il solo loro pensiero ti avvolge e ti sommerge

mischiando risate e lacrime,

gioie improvvise e dolori lancinanti,

che, come saette, feriscono l’anima.

Si respira un’emozione come se fosse ossigeno puro

e come una foglia che si lascia trascinare

dalla tramontana serale

ci si immerge in un turbinio di ricordi

che come una fragranza agrumata

si espandono nel cuore e nella mente

per avvinghiarsi in un tenero abbraccio…a te!

 

(da “Le Cianfrusaglie Preziose” di AnnaMaria)

 

 

 

 

martedì 7 dicembre 2021

...riflessioni sconclusionate alla vigilia dell'Immacolata

 



Il mese di dicembre, tra tutti i dodici mesi dell’anno, è sicuramente quello più carico di ricordi.
Qual è l’adulto che non va indietro nel tempo, ai giorni dell’infanzia, che non ripercorre i preparativi dell’Avvento, di quando era un bambino?
Ci sono ricordi talmente radicati in noi che basta un nonnulla per farli riaffiorare e per farci sommergere da quel “clima magico che fa Natale”.
Ricordo l’ansia che popolava l’animo per la scelta dell’abete, che poteva essere una punta o un alberello, proveniente dalla nostra montagna pistoiese. Con l’Epifania, che tutte le feste si porta via, la punta ormai spelacchiata veniva messa tra i rifiuti, mentre l’alberello, che aveva un estremo bisogno di uscire da casa e andare all’’esterno, veniva portato in giardino nella speranza, il più delle volte disattesa, di poter rinvigorire ed essere riutilizzato il prossimo anno per festeggiare un altro Natale.
I giorni prima dell’Immacolata erano giorni in cui si iniziava ad organizzarci per poi dare libero sfogo l’8 dicembre ai preparativi veri e propri. L’8 dicembre era il giorno prestabilito per fare l’albero…e la prima domenica dopo l’Immacolata la giornata era dedicata alla “capannella”, al presepe rigorosamente fatto sempre nello stesso luogo e con gli stessi cari personaggi.
Tutti gli scatoloni con gli addobbi natalizi venivano recuperati, le “lucine” con l’intermittenza provate e…immancabilmente qualche serie non funzionava e occorreva ripristinare il tutto in fretta e furia.
Passata poi, da figlia a moglie e madre…le tradizioni si sono arricchite e integrate.
La giornata dell’Albero era l’8 dicembre…ed era un vero e proprio lavoro perché l’albero che mio marito desiderava era un albero che doveva toccare il soffitto. Non si prendeva in considerazione un albero finto e le sue dimensioni dovevano essere considerevoli per appagare lo sguardo adulto con i sogni e le aspettative del bambino che, inutile negarlo, era sempre pronto a emergere dalla corazza dell’uomo e della donna maturi! Tutta la casa era inondata di un aroma di arancia, cannella, mandarini…e che gioia vedere l’entusiasmo negli occhi dei miei figli man mano che l’albero prendeva forma…
Alcune “palle” datate dal tempo venivano maneggiate con estrema cura perché erano fragilissime e puntualmente si ricordavano i luoghi dove alcuni addobbi erano stati acquistati…si spaziava da Salisburgo a Brunico, Merano o semplicemente al mercato di Pistoia.
Un giorno della settimana, nel primissimo pomeriggio, si andava alla ricerca della “borraccina”,…poi dal 1985 bastava andare dietro casa, armarsi di paletta e togliere dal muro di contenimento la borraccina polposa che spontaneamente cresce sul confine tra muro e terreno.
Ha ragione Leopardi, è l’attesa che dà gioia alla festa! I preparativi, l’attesa, il clima magico… sono il fulcro della festa!
Quante immagini emergono improvvisamente e ci sommergono di ricordi!!
Sono proprio i tanti ricordi, che spaziano tra immagini, suoni , sapori e profumi a creare un ponte di collegamento tra ciò che è stato e ciò che è, tra ciò che eravamo e tutto ciò che oggi non siamo più.
Ho sempre amato il periodo natalizio, anche se oggi da nonna, per me, è il periodo più difficile da gestire proprio perché sono tangibili le “mancanze” e a fianco dell’attesa c’è una profonda malinconia con la quale bisogna convivere perché non sì può cancellare. L’unica cosa saggia da fare è prenderne atto, cercare di capire perché l’animo si sente così sommerso da emozioni profonde che hanno radici lontane nel tempo e senza fare resistenze è opportuno lasciarci avvolgere, come se fosse una coperta calda, dalla nostra storia di “rapporti e vita vissuta”.
E’ la vita che scorre e va accettata nel suo “ panta rei” se vogliamo dare un senso all’attimo presente.
E’ la consapevolezza di ciò che oggi siamo che merita di farci fare una riflessione che consideri da dove veniamo e dove oggi vogliamo andare. Ieri e domani collegati con l’oggi, un oggi che deve raccogliere la sfida di andare oltre ciò che siamo, apprezzando il valore del tempo e la memoria del tempo passato perché questa non è fugace, ci consente di dare un profondo significato a tutti quei momenti in cui ci siamo sentiti realizzati e in armonia con tutto ciò che ci circonda.
E’ la vita stessa che ci insegna a vivere!
Buona festa dell’Immacolata a tutti noi che vogliamo semplicemente “essere noi stessi” con le nostre insicurezze e fragilità!
 
(da le “Cianfrusaglie preziose” di Anna Maria)