Post in evidenza

martedì 25 dicembre 2018

Auguri di Natale 2018





Buon Natale a tutti!
A chi lavora anche oggi che è la vigilia; a chi come me è fortunato e si gode le vacanze scolastiche; a chi sorride e a chi ha nel cuore la malinconia e il nodo alla gola!.
Buon Natale a tutti coloro che riescono ancora a “credere nel Natale” di quando eravamo piccoli e credevamo nei miracoli dei doni, della gentilezza e della bontà.
Io ho 62 anni ed ancora scruto il cielo aspettandomi di vedere le renne con la slitta di papà Natale,  ho ancora tanto desiderio di sognare, di gustare i silenzi e canticchiare canzoni, di gustare il panettone e assaporare le tante cose buone che vengono cucinate con l’amore della tradizione e la cura per tutti coloro che amiamo e trascorreranno con noi queste festività.
Auguri a tutti coloro che con lo sguardo immerso nelle lucine dell’albero di Natale riescono ad ascoltarsi e a capire che questa meravigliosa vita, nonostante i problemi, le ansie, le delusioni e le sconfitte, merita di essere vissuta con la meraviglia di un bambino che crede che tutti i suoi desideri potranno realizzarsi nel suo quotidiano.
Auguri a tutti coloro che riescono a vivere lo spirito natalizio che ci invita ad essere “più buoni e comprensivi” con le tante persone che ci stanno intorno, a chi riesce a trovare il positivo sempre e comunque, a chi vede il bicchiere mezzo pieno e riesce a sognare ad occhi aperti…perché queste persone, con il loro sorriso e ottimismo ci aiutano a vivere meglio le giornate nuvolose con i tanti problemi che puntualmente si verificano.
Auguri a tutti da una “nonna che anche quest’anno aspetta babbo Natale” e crede che i miracoli possano realizzarsi nel nostro caotico quotidiano.
Buon Santo Natale, in serenità e in salute!

(da “Le Cianfrusaglie” di AnnaMaria)

lunedì 12 novembre 2018

Il mare in autunno



Se si ha la fortuna  di andare al mare in  autunno, quando le spiagge sono deserte e non ci sono più né le urla dei bambini, né l’affollamento di persone, abbiamo la possibilità di poter spaziare lo sguardo all’orizzonte ed essere solo noi e lui!
Non ci sono bagnanti, tutto diventa intimo e personale e i ricordi, come i sogni, possono impossessarsi di noi e accompagnare nel suo cammino il sole che nel dolce rullio delle onde va a consegnare il compito di affacciarsi sulle umane avventure alla luna.
Il mare, nella sua immensità, custodisce nel suo scrigno i pensieri e approfitta del tepore autunnale per cullare i tronchi che le burrasche impetuose gli hanno affidato.
Quel tronco è lì sull’arenile a fare bella mostra di sé, si confida con l’onda e come i tuoi pensieri si lascia teneramente cullare dai profumi e dai colori che si impossessano degli spazi ora solitari che ti consentono di immergerti nella meraviglia di poter essere “ora e qui”!

(da “Le Cianfrusaglie preziose” di AnnaMaria)

martedì 23 ottobre 2018

Riflessioni sconclusionate dopo i primi ricevimenti mattutini dei genitori.



..riflessioni sconclusionate dopo i primi ricevimenti mattutini dei genitori.

Sono una donna, e come tutte le donne mi trovo ogni giorno a fare mille cose che vanno dalle semplici incombenze casalinghe alle complesse procedure lavorative che coinvolgono molte persone che insieme a me svolgono attività di insegnamento.
Ho ogni giorno a che fare con alunni, colleghi, genitori, figli, nipoti, amici..e mai come in questi giorni mi sono trovata a riflettere sull’enorme quantità di cose che noi donne facciamo saltando da un’attività ad un’altra semplicemente perché sentiamo il “dovere” di farlo.
Proprio stamattina ho osservato il volto preoccupato di tante mamme che al mattino sentono il bisogno di accompagnare i propri figli a scuola dopo “analisi mediche fatte”, o vengono a scusarsi per i ritardi dei figli, o addirittura vengono convocate perché la scuola ha bisogno di collaborare attivamente e fattivamente con i genitori che ci affidano i figli in età scolare. Siamo insegnanti, ma abbiamo un gran bisogno dei genitori per capire, per superare la scorza ruvida dell’apparire e andare a scoprire il vero essere di quei ragazzi che molte volte comunicano il loro disagio e malessere di non essere a loro agio nell’ambiente scolastico che richiede loro competenze e abilità che talvolta non sono in grado di produrre.
Se osservi una donna, anche se è di una cultura diversa dalla tua e parla male la tua lingua, hai modo di scoprire attraverso le sue espressioni del volto la storia che ha percorso, fatta di corse affannose per riuscire ad essere moglie, madre, collega, amica …e anche se per la prima volta viene a parlare con te, perché tu sei l’insegnante dei suoi figli, è come se tu la conoscessi da sempre e anche lei, come te, fa al meglio quello che può senza lamentarsi cercando di essere efficace in quello che fa.
Gli occhi, se ben osservati sono vivi e nello sguardo scopri lacrime trattenute o bugie sommesse sussurrate, che parlano al posto della bocca che si chiude in silenzi fatti di saliva ingoiata, per non lasciarsi sopraffare dall’emozione quando con semplicità gli dici che “il suo ragazzo ce la sta mettendo tutta per fare al meglio le discipline scolastiche, che se anche non gli piacciono vanno studiate e sapute”.
Le mani delle donne parlano una lingua facilmente decifrabile: molte sono ben curate con unghie perfette e ben smaltate, altre semplicemente ordinate, altre ancora spellate intrise di fatica per i lavori manuali che è necessario fare…ma tutte rivelano l’imbarazzo, la gioia, la malinconia o semplicemente il piacere di potersi confrontare con chi vive molte ore del mattino con i ragazzi che ancora sanno sognare ed entusiasmarsi.
E’ nello sguardo indagatore della mamma che intravedi le apprensioni per un figlio birbone che ha fatto forca, la preoccupazione di un rapporto avuto a causa di un’irruenza non ben controllata o semplicemente per una risposta impertinente data ad un’insegnante che si è dimenticata dei conflitti che si vivono tra i banchi di scuola.
Tutte le madri, quelle comprensive, autoritarie, democratiche, rigide, autorevoli, collaborative, intransigenti, rigide…hanno a cuore il destino di quei figli che vorrebbero vedere belli, buoni, bravi, preparati e ... maturi … e in ogni loro sguardo appare una profonda tenerezza nel momento in cui tu, semplice insegnante, riesci ad entrare in empatia con loro e ti cali nei loro bisogni, nelle loro preoccupazioni e sofferenze per aiutare a comprendere quel ragazzo che, come tutti i ragazzi, ha bisogno di essere compreso e amato per riuscire a camminare con le proprie autonome gambe.

(da "Le Cianfrusaglie Preziose" di AnnaMaria)

domenica 21 ottobre 2018

Il dolore





…riflessioni sconclusionate sul dolore, dopo aver letto della morte di un giovane ragazzo di 18 anni di Lamporecchio!


Esistono tanti tipi di dolore con i quali è necessario convivere ed elaborare. Il dolore è un’esperienza soggettiva dei nostri sensi e delle nostre emozioni che provoca un forte disorientamento. La vita stessa è contrassegnata dal dolore, che proprio perché è forte ed inteso ci fa apprezzare lo stato di equilibrio di quando “stiamo bene”! Ognuno di noi reagisce al dolore provato secondo i suoi schemi e modalità, poiché nella nostra storia si è  appreso come reagire e superare il momento di difficoltà. Essendo un'esperienza spiacevole, alla componente somatica del dolore si accompagna anche una carica emozionale. Il dolore pertanto è sempre soggettivo ed è molto importante che si impari a misurare il  dolore e a cercare di reagire alla sofferenza che non è mai solo fisica ma anche psicologica. Paradossalmente sono giunta alla conclusione che il dolore è “democratico” perché per un verso o per l’altro prima o poi si impossessa di periodi della nostra vita e cerca di dominarci sia che si sia adolescenti, giovani o vecchi, ricchi o poveri!

Brutto a dirsi, ma sono proprio i momenti di profondo dolore che mettono alla prova la nostra persona e la nostra umanità. Occorre imparare a godere delle piccole cose, non dare mai niente per scontato, saper vivere intensamente l’attimo presente senza affannarsi a volere sempre di più.

Il dolore “psicologico” dovuto a “perdite” o a situazioni alquanto problematiche, sia dal punto di vista della salute nostra o dei nostri cari, ci costringe a riflettere, a cercare di capire quale strada è la più percorribile nei momenti di disorientamento e di problematicità. Occorre abbandonare la nostra connaturata pigrizia mentale ed etica, dovuta all’educazione ricevuta, all’istruzione appresa, all’egocentrismo vitale…e far emergere tutte quelle energie latenti che possediamo ma che sonnecchiano in noi fino a quando non andiamo con energia a scuoterle e a vitalizzarle. Tutto questo richiede impegno, duro lavoro su noi stessi e sulle nostre abitudini, perché occorre riposizionare le cose veramente importanti e necessarie della vita per poter affermare che è degnamente vissuta.

Il dolore impone volontà e disciplina perché tutte le nostre energie motivazionali e razionali devono in modo sinergico insegnarci a vivere meglio. Dopo un dolore profondo, vissuto intensamente nell’intimità del proprio essere, due sono le uniche, a mio avviso, possibilità: o si vive arrabbiati con tutto o con tutti desiderando inconsciamente che gli altri, coloro che ridono spensierati e apparentemente sono felici (dico apparentemente perché molte volte dietro alla maschera del sorriso c’è dolore e sofferenza) provino la sofferenza che ci sta attanagliando, o semplicemente ci caliamo nell’altrui universo e con un po’ di intelligenza emotiva cerchiamo empaticamente di immergerci nei suoi labirinti per porgergli l’aiuto che con il nostro essere possiamo offrirgli.

La sofferenza fa riflettere, fa crescere, rimodella la rotta della vita, riposiziona i valori e le priorità.

Nella mia vita ho “vissuto dolori forti” e non mi riferisco a dolori fisici, ma dolore  da “perdita di persone molte care”, dolore viscerale che mi ha imposto di non rimanere orfana di me stessa, ma riprendere gradualmente in braccio la mia vita e ristrutturare tutta me stessa facendo affidamento quasi esclusivamente sulle mie forze e su quelle dei miei figli, che come me, dovevano elaborare il lutto di una perdita.

Solo quando sono riuscita a far parlare il mio dolore, sono stata in grado di ascoltarlo…e a quel punto ho compreso chi sono, cosa da me volevo e cosa dovevo fare per non sopravvivere ma vivere. 

E’ stato il dolore che mi ha insegnato a reagire, a non ripiegarmi su me stessa, a non far indurire il mio cuore, a non anestetizzare i sentimenti, a non inacidire nel mio modo di comunicare con gli altri e con gli eventi della vita, che se non emotivamente vissuti, perdono tutto il loro significato.

Come afferma la Costituzione americana, l’uomo ha diritto di essere felice, e la sofferenza, se saputa gestire, può insegnarci ad apprezzare ancora di più la vita e forse può guidarci a scoprire e asciugare le lacrime nascoste negli occhi altrui.

Voglio sperare che i genitori di quel giovane ragazzo, morto un sabato sera per una caduta dal motorino riescano a trovare la forza di vivere e non solo lasciarsi sopravvivere.

Viviamo e non diamo mai niente per scontato, perché ogni istante della vita, scontato non è.


(da “Le Cianfrusaglie Preziose” di AnnaMaria)