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martedì 23 ottobre 2018

Riflessioni sconclusionate dopo i primi ricevimenti mattutini dei genitori.



..riflessioni sconclusionate dopo i primi ricevimenti mattutini dei genitori.

Sono una donna, e come tutte le donne mi trovo ogni giorno a fare mille cose che vanno dalle semplici incombenze casalinghe alle complesse procedure lavorative che coinvolgono molte persone che insieme a me svolgono attività di insegnamento.
Ho ogni giorno a che fare con alunni, colleghi, genitori, figli, nipoti, amici..e mai come in questi giorni mi sono trovata a riflettere sull’enorme quantità di cose che noi donne facciamo saltando da un’attività ad un’altra semplicemente perché sentiamo il “dovere” di farlo.
Proprio stamattina ho osservato il volto preoccupato di tante mamme che al mattino sentono il bisogno di accompagnare i propri figli a scuola dopo “analisi mediche fatte”, o vengono a scusarsi per i ritardi dei figli, o addirittura vengono convocate perché la scuola ha bisogno di collaborare attivamente e fattivamente con i genitori che ci affidano i figli in età scolare. Siamo insegnanti, ma abbiamo un gran bisogno dei genitori per capire, per superare la scorza ruvida dell’apparire e andare a scoprire il vero essere di quei ragazzi che molte volte comunicano il loro disagio e malessere di non essere a loro agio nell’ambiente scolastico che richiede loro competenze e abilità che talvolta non sono in grado di produrre.
Se osservi una donna, anche se è di una cultura diversa dalla tua e parla male la tua lingua, hai modo di scoprire attraverso le sue espressioni del volto la storia che ha percorso, fatta di corse affannose per riuscire ad essere moglie, madre, collega, amica …e anche se per la prima volta viene a parlare con te, perché tu sei l’insegnante dei suoi figli, è come se tu la conoscessi da sempre e anche lei, come te, fa al meglio quello che può senza lamentarsi cercando di essere efficace in quello che fa.
Gli occhi, se ben osservati sono vivi e nello sguardo scopri lacrime trattenute o bugie sommesse sussurrate, che parlano al posto della bocca che si chiude in silenzi fatti di saliva ingoiata, per non lasciarsi sopraffare dall’emozione quando con semplicità gli dici che “il suo ragazzo ce la sta mettendo tutta per fare al meglio le discipline scolastiche, che se anche non gli piacciono vanno studiate e sapute”.
Le mani delle donne parlano una lingua facilmente decifrabile: molte sono ben curate con unghie perfette e ben smaltate, altre semplicemente ordinate, altre ancora spellate intrise di fatica per i lavori manuali che è necessario fare…ma tutte rivelano l’imbarazzo, la gioia, la malinconia o semplicemente il piacere di potersi confrontare con chi vive molte ore del mattino con i ragazzi che ancora sanno sognare ed entusiasmarsi.
E’ nello sguardo indagatore della mamma che intravedi le apprensioni per un figlio birbone che ha fatto forca, la preoccupazione di un rapporto avuto a causa di un’irruenza non ben controllata o semplicemente per una risposta impertinente data ad un’insegnante che si è dimenticata dei conflitti che si vivono tra i banchi di scuola.
Tutte le madri, quelle comprensive, autoritarie, democratiche, rigide, autorevoli, collaborative, intransigenti, rigide…hanno a cuore il destino di quei figli che vorrebbero vedere belli, buoni, bravi, preparati e ... maturi … e in ogni loro sguardo appare una profonda tenerezza nel momento in cui tu, semplice insegnante, riesci ad entrare in empatia con loro e ti cali nei loro bisogni, nelle loro preoccupazioni e sofferenze per aiutare a comprendere quel ragazzo che, come tutti i ragazzi, ha bisogno di essere compreso e amato per riuscire a camminare con le proprie autonome gambe.

(da "Le Cianfrusaglie Preziose" di AnnaMaria)

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