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sabato 9 maggio 2020

…riflessioni sconclusionate sulla didattica a distanza…


Parte prima: gli alunni e la didattica (gli aspetti psicologici alla prossima puntata)
Da quando gli edifici scolastici sono stati chiusi la scuola è diventata attiva attraverso quell’attività che oggi è comunemente chiamata DAD o semplicemente Didattica a distanza.
Non vi nascondo che spero in una ripresa “normale” a settembre perché di giorno in giorno, far scuola da casa sta diventando sempre più problematico.
Per il ruolo che rivesto, ho vissuto e vivo questi giorni da più prospettive perché recepisco i problemi degli alunni, dei colleghi, dei genitori, del dirigente.
Incredibilmente il mio cellulare è perennemente attivo. Inizia a squillare alle 7.30 e, talvolta, smette alla sera in tarda serata (anche alle ore 23.00).
Vorrei iniziare a fare qualche considerazione partendo dai ragazzi, perché a mio avviso sono loro il punto di riferimento a cui tutti noi dobbiamo fare enorme attenzione.
Purtroppo non a tutti gli alunni, che sicuramente vivono sulla loro pelle un disagio enorme, vengono offerte le stesse opportunità di successo formativo.
La scuola è stata ribaltata!
Se in presenza in aula gli alunni volonterosi, puntuali, precisi, organizzati avevano modo di emergere e farsi apprezzare per impegno e profitto, in attività di DAD questo è tutt’altro che scontato. Non basta “studiare ed essere preparati”, occorre anche avere i mezzi/sussidi adeguati per poter partecipare in modo proficuo e produttivo a questa nuova modalità di scuola. Molte volte i nostri alunni si collegano con i cellulari perché non posseggono tablet o pc, spesso non hanno la connessione stabile o una quantità di giga che consentono una videolezione o un incontro tramite Mett su Google. Non dimentichiamo che molte famiglie posseggono un solo pc, anche se i figli che vanno a scuola sono più di uno, (e molti docenti fanno lezione in diretta al mattino e richiedono di partecipare ad un orario preciso) e necessitano di collegarsi contemporaneamente alle video lezioni.
Chi si collega?
Chi rinuncia?
Chi ha l’umiltà di parlare con il docente interessato e confessare le enormi difficoltà che sta incontrando, non per svogliatezza ma per problemi organizzativi?
Avete presente quanti problemi i nostri ragazzi hanno, e in silenzio, da soli, senza farlo pesare ai genitori affrontano il tutto?
Avete idea di come deve sentirsi quell’alunno che deve collegarsi dalla camera in cui sta insieme ai suoi fratelli perché in cucina ci sono i nonni
anziani e non ci sono altri spazi della casa idonei per fare il collegamento?
E quel ragazzo che a fine settimana, avendo i genitori separati ma residenti nella stessa provincia deve spostarsi con valigia e libri dall’appartamento in cui vive con mamma a quello dove abita il padre con la sua nuova compagna (o viceversa)?
Pensiamo a quel ragazzo che per motivi famigliari pranza alle ore 12.30 e il prof. gli calendarizza la lezione dalle ore 13.10 alle ore 14.10 perché questo era l’orario scolastico curricolare svolto in aula? Con chi deve il nostro alunno discutere? Con il padre severo, tassativo, metodico…o con la prof. fiscale e rigida?
Vogliamo parlare degli studenti con disabilità o con pdp individualizzati che, in alcune situazioni se non sono supportati da un genitore, non possono autonomamente collegarsi?
Quelli che ho elencato sono solo una piccola parte dei problemi degli alunni delle superiori.
Vi lascio alla vostra immaginazione i problemi degli alunni delle medie e della scuola primaria…non perché non voglio parlarne ma semplicemente perché insegnando in un liceo ho ben presenti le difficoltà degli alunni più grandi, ma sono certa che i ragazzi di tutti gli ordini di scuola, e per le elementari e medie, forse anche dei genitori che affiancano i loro figli, i problemi da affrontare e da risolvere sono moltissimi ed enormi!
Non potete immaginare l’enorme quantità di telefonate ricevute, e che continuo a ricevere da alunni, che posti in situazioni di conflitto mi chiamano, si confidano e chiedono il mio aiuto per essere un ponte di collegamento tra i docenti, la segreteria e la famiglia. Molte volte i ragazzi si vergognano a dire al coordinatore o all’insegnante che vivono situazioni problematiche in famiglia (genitori che con questa convivenza a tutto tondo forzata litigano continuamente, genitori che si stanno separando, genitori divorziati, genitori con malattie gravi, nonni con demenza senile che vivono in famiglia, violenza del babbo nei riguardi della mamma, spazi minimi occupati da molte persone, problemi economici , precarietà lavorativa, problemi di alcolismo…e chi più ne ha, più ne elenchi!) ed allora chiamano la vicepreside, si confidano, richiedono riservatezza…ma si aspettano che si intervenga con buon senso e li si aiuti a risolvere, o almeno arginare, i grossissimi problemi che stanno vivendo giorno dopo giorno.
Scusate il mio sfogo…ma vi illustrerò le varie categorie nelle mie prossime riflessioni sconclusionate, perché vi rendiate conto di come ognuno, a modo suo vive, nel settore in cui io lavoro, la drammaticità del momento.
Purtroppo mi ritrovo ad affermare che
“la realtà supera di gran lunga la fantasia”!
Buona serata a tutti…e prima di dare sentenze e giudicare, riflettete!

(da “le Cianfrusaglie” di AnnaMaria)

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