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mercoledì 2 gennaio 2013

Natale




E’ strano di come le vacanze Natale abbiano la capacità di portare i pensieri a ricordare il tempo passato. Basta un odore, un sapore, un colore per risvegliare improvvisamente nei meandri della memoria il tempo amato che fu… Ho lasciato che i miei pensieri vagassero liberi pur stando ferma sul divano del mio studio così che mi sono ritrovata giovane ragazza innamorata, poi nel lontano, ma poi non tanto, 1979 giovane sposa e giovane madre visto che il 15 dicembre Daniele era arrivato ad allietare i nostri giorni facendoci esercitare, anche se giovanissimi, il mestiere di padre e di madre. Riesco ancora a vedere la mia grande cucina, con l’albero di Natale che troneggiava in un angolo, custode dei pacchi colorati che nella serata sarebbero stati distribuiti come doni di babbo Natale. Sulla vecchia cassapanca di famiglia, posta nell’ingresso, il presepe sapientemente allestito da Giuseppe con molta cura e precisione, sfruttando al meglio le capacità sia tecniche che pratiche che mio marito aveva. Mi rivedo insieme a lui a cercare la “borraccina” che volevo “polposa e fresca”,  le frasche di quercia che servivano per costruire l’ingresso della grotta della natività, e a preparare tutto ciò che sarebbe servito l’8 dicembre per fare l’albero e la capannella. Rivedo la nuova casa in cui siamo andati ad abitare nel 1984, i presepi che si sono avvicendati nel tempo che, anche se diversi ogni anno, hanno mantenuto le stesse care e vecchie statuine che avevano segnato lo scandire degli anni nell’infanzia, nell’adolescenza, nella gioventù e nella maturità. Gesù Bambino veniva posto nella mangiatoia solo dopo la mezzanotte, e i re magi comparivano magicamente la notte dell’Epifania, quando quell’arzilla vecchietta toscana scorazzava su i tetti e si appropriava dei camini per lasciare attaccate alla trave della cucina, le calze ricche di golosità per i bambini. Il pensiero corre anche a un pannello appositamente da me ricamato a punto in croce per abbellire la trave della cappa e contribuire a far festa e a dare gioia. Nel 1985 un’altra componente della famiglia Cecchi ha segnato il Natale, Silviotta, la piccolina di casa che insieme a Daniele amava aprire il calendario dell’avvento gustando per ogni finestrella il cioccolatino appositamente lì posto. Gli anni sono trascorsi, gli abeti, tutti rigorosamente acquistati e poi piantati sono seccati, gli addobbi si sono a poco a poco aggiornati sostituendo i festoni argentati iniziali con fili rossi e pupazzi di carta pesta…
Oggi sono nonna e pur sentendo dentro di me ancora molto vivo lo spirito natalizio, vivo queste giornate con un occhio diverso. Non ho più fatto il grande albero nel soggiorno da 6 anni, ne ho posto uno piccolissimo in cucina vicino al televisore che il mio futuro genero mi ha donato negli anni passati, ho costruito un piccolissimo presepe in terra cotta sulla mia cara cassapanca perché non ci sono più né Giuseppe ( l’uomo che ho amato più della mia vita,marito e padre dei miei figli) né “tato” Gigi (il cugino amato da me come un fratello) ed è forse per questo che ho sentito il bisogno di modificare anche l’aspetto esteriore del Natale. Sono molto legata alle tradizioni, ai canti, ai suoni, ai sapori, ma quello che veramente fa Natale è stare con le persone che si ama, godere della gioia che sprizzano i loro occhi quando scartano il dono per loro appositamente cercato, sentire quell’abbraccio carico di amore che scalda lo spirito e allieta la ragione. Nei giorni di festa c'è desiderio di casa, voglia di famiglia, di sguardi che si incontrano e di braccia che accolgono… e se le braccia oggi non sono più fisicamente presenti, c’è il ricordo che ancora sento che scalda l’animo e ravviva la mente, grati di quello che negli anni passati ci è stato donato e fiduciosi che possano esserci, anche se Natali diversi, degni di essere vissuti sempre con amore e affettività viva! 

-AnnaMaria Ponziani-

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